ARAZZI
2023
RECIDENCY at LANIFICIO PAOLETTI 
set design by Cristina Calderoni
industrial waste of fabric
200 x 155 cm
costums by Chiara Tempera

Cristina Calderoni Il filo della memoria

Anche se Cristina Calderoni si distingue nel panorama dell’arte tessile contemporanea, dell’installazione e dell’arte concettuale, non è solamente un’artista. Cristina è anche un attivista culturale che amplifica la propria voce, le proprie considerazioni attraverso il grido di un’arte etica ed impegnata, vettrice di possibilità e di cambiamenti. Questa sua vocazione si inserisce in una più ampia serie di tendenze ed esperienze circa l’arte tessile contemporanea, la quale valorizza il riuso come pratica estetica, sociale e per certi versi performativa. Non esula da una più profonda lettura il rimando alla tela, ossatura del fare artistico e supporto primigenio della pittura, che qui diventa protagonista assoluta, solista, liberata nel linguaggio espressivo da ogni superflua patina. La tessitura oppure l’atto di rilegare tessuti ed elementi diversi, per Calderoni, non è solamente tecnica, ma gesto. Politico e poetico. Recuperando fili dismessi, l’artista conferisce nuova vita a materiali altrimenti destinati allo scarto, opponendosi alla logica consumistica della produzione industriale; stabilendo un legame con i luoghi, i territori e proteggendo le loro ancestrali vocazioni geografiche e rurali.
Una pratica che intreccia sostenibilità, memoria e sperimentazione, Attraverso l’uso di lane di scarto e materiali tessili recuperati, l’artista ridefinisce l’arazzo, trasformandolo da oggetto decorativo a veicolo di narrazione e riflessione critica.
Le sue opere, spesso di grande formato, si presentano come arazzi contemporanei che fondono tradizione e intervento artistico. Utilizzando lane di recupero, Calderoni crea composizioni stratificate, dove la trama e l’ordito diventano metafore di connessioni umane e culturali. In questo contesto, l’opus diviene un medium capace di raccontare storie intime individuali o collettive, riflettendo sulle dinamiche di inclusione, identità e memoria.
Il lavoro di Cristina si inserisce in un movimento più ampio che risvegliato dal poverismo e più recentemente da una certa radicalità dell’Arte Analitica, vede nell’arte tessile un mezzo per affrontare tematiche urgenti come la sostenibilità ambientale e l’identità culturale, via via allontanandosi dalle sperimentazioni “tout court” del contemporaneo. La tessitura come storia ancestrale, una trama ed un ordito funzionali al racconto; dalla trasmissione del ricordo al mito. Nelle sue mani tessuti dismessi testimoniano la storia e la cultura delle comunità che le hanno attraversate, trasformando il riuso in un atto di resistenza e valorizzazione identitaria .
Siamo molto felici di avere ospitato allo spazio CRAC di Castelnuovo Rangone le opere di Cristina Calderoni, per la quale, questa preziosa edizione d’arte rappresenta una voce significativa. Nella valorizzazione dell’arte tessile contemporanea frequentata ora da artisti capaci, che l’hanno riportata al centro delle attenzioni di critica e pubblico, trova casa la riflessione di Calderoni sul valore di una produzione umana e misurata. Sulla memoria insita nei materiali. Su cio’ che eravamo, su cio’ che saremo e sulle infinite possibili trasformazioni.

Alessandro Mescoli, 2025


Cristina Calderoni The thread of memory

Cristina Calderoni is a standout figure in contemporary textile, installation and conceptual art. However, she is not just an artist. She is also a cultural activist who amplifies her voice and her considerations through ethical and committed art, which is a harbinger of possibility and change. Her work is part of a broader trend in contemporary textile art that values reuse as an aesthetic, social and, in some ways, performative practice. The reference to the canvas, the backbone of art-making and the primal support of painting, which here becomes the absolute protagonist — a soloist freed from any superfluous patina — is open to deeper interpretation. For Calderoni, weaving, or the act of binding different fabrics and elements, is not just a technique, but a gesture. Political and poetic. By recovering discarded threads, the artist gives new life to materials that would otherwise be discarded, opposing the consumerist logic of industrial production and establishing a link with places and territories while protecting their geographical and rural heritage. This practice interweaves sustainability, memory and experimentation. Through the use of discarded wools and recovered textile materials, Calderoni redefines tapestry as a vehicle for narrative and critical reflection, transforming it from a decorative object. His large-format works are presented as contemporary tapestries that blend tradition and artistic intervention. Using recycled wool, Calderoni creates layered compositions where the warp and weft become metaphors for human and cultural connections. In this context, the opus becomes a medium capable of recounting intimate, individual or collective stories and reflecting on the dynamics of inclusion, identity and memory. Cristina's work is part of a broader movement that has been reawakened by Poverismo and, more recently, by the radical nature of Analytical Art. She sees textile art as a means of addressing urgent issues such as environmental sustainability and cultural identity, moving away from pure experimentation in contemporary art. She sees weaving as an ancestral tradition, a warp and weft that tells a story, from the transmission of memory to myth. In her hands, discarded textiles bear witness to the history and culture of the communities through which they have passed, transforming reuse into an act of resistance and enhancement of identity. Through the use of discarded wools and recovered textile materials, the artist redefines the tapestry, transforming it from a decorative object into a vehicle for narrative and critical reflection. His large-format works are presented as contemporary tapestries that blend tradition and artistic intervention. Using recycled wool, Calderoni creates layered compositions where the warp and weft become metaphors for human and cultural connections. In this context, the opus becomes a medium capable of recounting intimate, individual or collective stories and reflecting on the dynamics of inclusion, identity and memory. Cristina's work is part of a broader movement that has been reawakened by Poverism and, more recently, by the radical nature of Analytical Art. This movement sees textile art as a means of addressing urgent issues such as environmental sustainability and cultural identity, gradually moving away from pure experimentation in contemporary art. Weaving becomes an ancestral history, a functional warp and weft that tells a story, from the transmission of memory to myth. In her hands, discarded textiles bear witness to the history and culture of the communities through which they have passed, transforming reuse into an act of resistance and enhancement of identity. We are delighted to have hosted Cristina Calderoni's works at the CRAC space in Castelnuovo Rangone. This precious art edition is an important milestone for her. In the promotion of contemporary textile art, which is now attracting capable artists who have brought it back into the spotlight of critics and the public, Calderoni's contemplation on the value of human and measured production finds its place. On the memory inherent in materials. On what we were, what we will be, and the infinite possible transformations.

Alessandro Mescoli, 2025





These tapestries explore the synergetic relationship between fabric, architecture and body.





ph. credit by Thomas Possamai


sponsored by Lanificio Paoletti 




Fondato nel 1795 a Follina, il Lanificio Paoletti è una manifattura per la produzione a ciclo completo di filati e tessuti in lana cardata, patrono di una cultura del tessuto volta alla salvaguardia di materie e tecniche della tradizione, attento agli stimoli contemporanei. Il lanificio è centro attivo nella circolazione e nella sperimentazione di idee ad alto contenuto di ricerca, procedimenti che coniugano industria e alto artigianato tessile.

Da oltre dieci anni il Lanificio Paoletti è coinvolto attivamente in un progetto di filiera corta e sostenibile, recuperando le lane di una pecora autoctona a rischio estinzione in collaborazione con la cooperativa di pastori Fardjma nella zona bellunese dell’Alpago. La vera essenza di questo progetto è la trasformazione di una materia prima destinata al macero, in un’ottica di rispetto per la natura, sostegno alla comunità, modelli produttivi più etici, filosofia che ha portato il lanificio a intraprendere nuove collaborazioni con altre razze autoctone, contribuendo alla creazione di una filiera che valorizza il territorio e le sue risorse.

Quest’ultimi due elementi, territorio e risorse, sono alla base di un’industria sensibile, stimolata da collaborazioni interdisciplinari con università e professionisti nel campo dell’arte, dell’architettura, del design della moda e del prodotto, mediante iniziative di valorizzazione e condivisione di saperi. Ecco quindi nascere negli anni progetti di recupero e rivalutazione di materiale proveniente dalla produzione, scarti ed altri elementi con potenzialità al di fuori della filiera classica. Materiale che trova una nuova vita attraverso reti educative locali o che viaggia fino ad arrivare tra le mani di artigiani e in studi di artisti, e da qui poi esposto in mostre nazionali e internazionali.

Paolo e Federica Paoletti, 2025